Personaggi famosi ed il gelato
Di gelati furono ghiotti uomini famosi di tutti i tempi: il grande musicista polacco Frèdèric Chopin, scrivendo alla sua famiglia da Parigi, racconta con rammarico dei bei gelati mangiati davanti a lui (che non poteva gustare perché malato al petto) dai figli di George Sand, la nota scrittrice con cui conviveva, anch'essa assai golosa di tali leccornie. Il fatto che molti artisti abbiano avuto un debole per il gelato non è un mistero, ad esempio Eleonora Duse ad una sua amica, confessava:"spesso, oh molto spesso, non ho appetito, allora prendo un gelato di panna con le fragole. E' l'unica cosa che posso inghiottire quando tutti i cibi e le leccornie più fini mi ripugnano. Furono grandi mangiatori di gelati anche Guy de Maupassant, Giovanni Verga, che addirittura in gioventù soleva nutrirsi mangiando grosse cassate gelate insieme al pane, Andrè Gide e Gabriele D’Annunzio, che anzi si conobbero proprio davanti ad un sorbetto al "Caffè Gambrinus" di Firenze, nel 1895. La culla dell'arte del gelato
Il grande chef francese Auguste Escoffier nella sua "Guide Culinaire" esprime un giudizio di grande rilevanza sul gelato italiano:
"I gelati sono la conclusione ideale del pranzo, perciò non hanno minore importanza di tutto ciò che concerne la cucina. Se ben fatto e ben presentato, il gelato rappresenta anzi l'ideale della più fine squisitezza. In nessuna parte del mondo, come in Italia, il genio di quest'arte ha dato sfogo alla fantasia e creato delizie in forma di gelato. L'Italia, culla delle arti in genere, può essere definita culla dell'arte del gelato." La famosa coppa “Peche Melba”
Al gelato è legato il ricordo di molti artisti, come la grande cantante lirica Helen Porter Mitchel, in arte Nelly Melba.
In onore dell'"Usignolo Australiano", che riscosse all'Opera di Parigi un trionfale successo all'epoca della famosa Esposizione Mondiale del 1889, August Escoffier creò la famosa coppa "Peche Melba", che da oltre cent’anni appare nel repertorio delle coppe di ogni gelatiere che si rispetti.
Elogio al Gelato
Il Dottor Giulio Gaslini, autore di uno dei migliori dizionari di medicina, alla voce Gelato, dopo averne brevemente rievocato la storia scrive: "In un primo tempo venne condannato dai medici come perturbatore della digestione e dannoso al calore dello stomaco. Più tardi però il gelato ebbe la sua rivincita, e fu di moda, nei pasti di molte portate, servire come intermezzo un gelato per preparare lo stomaco a un nuovo assalto. Il freddo infatti provoca un effetto di contrazione momentanea seguito da una maggiore attività di secrezione di succhi gastrici”.
Antoine Rèamur scriveva ...
Al gelato è legato anche il ricordo di scienziati, come il grande fisico francese Renè Antoine Rèamur, che si occupò a lungo del comportamento dei liquidi sottoposti a gelatura, presentandone i risultati all’Accademia delle Scienze, nel 1743, rilevava che era possibile constatare un continuo miglioramento qualitativo del gelato e che era assai piacevole gustare un gelato di frutta preparato con polpe naturali e confezionato con sembianze del frutto. Il ghiaccio dell’Etna
Nella seconda metà del Settecento, un gentiluomo, Patrick Brydon, arrivato dalla Scozia scriverà:
"L'Etna fornisce neve e ghiaccio non solo a tutta la Sicilia ma anche a Malta e a gran parte dell'Italia, creando così un commercio considerevole. In queste contrade arse dal sole, persino i contadini si godono dei bei gelati durante i calori estivi, e non vi è ricevimento dato dalla nobiltà in cui i gelati non abbiano una parte di primo piano. Una carestia di neve, dicono i siciliani, sarebbe più penosa che una carestia di grano o di vino. E si sente dire spesso che senza le nevi dell’Etna l’isola non sarebbe abitabile, essendo giunti al punto di non potere più fare a meno di quello che in realtà è un lusso."
Il gelato italiano nel '700
In questo secolo, il gelato italiano fu apprezzatissimo da tutti gli stranieri in visita "Romantica" in Italia (era di moda), i quali ne parlano lungamente nelle loro memorie di viaggio. Il chirurgo inglese Samuel Sharp, trovandosi a Napoli nel 1765, scriveva: "Il popolo partenopeo consuma molti sorbetti, specie di limone; lo stesso fanno i signori ma con gelati ben più squisiti e costosi chiamati Lattata, Amandolata, Cancellata ecc.". Lo scrittore Stendhal ed il gelato italiano
Il gelato italiano è una specialità della tradizione dolciaria italiana che s'introdusse ovunque, compreso le Americhe. A proposito di questa nostra specialità Enrico Beyle, più noto col nome di Stendhal nel suo famoso "Diario Italiano" compilato fra il 1816 ed il 1817 là dove parla del Teatro Massimo della Scala così recita:
"Di solito, verso la metà della serata, il cavaliere servente che accompagna nel palco le signore della buona società, ordina dei gelati. Del resto c’è sempre in ballo qualche scommessa la cui posta è rappresentata dai gelati che sono divini. Ve ne sono di tre specie: gelati semplici, crêpe e pezzi duri. È una conoscenza che val la pena di fare. In quanto a me, ancora indeciso a quale delle tre specie dare la palma, ogni sera ripeto l’esperimento”.
L’arte dei “primitivi” per refrigerarsi
Anche i popoli più primitivi conoscevano l’arte di refrigerare le bevande per dare sollievo all'arsura ed alla calura: il frate missionario Guglielmo Massaia parla nelle sue memorie dei sistemi di refrigerazione usati dagli Abissini (pozzi profondissimi oppure otri immersi nelle acque dei fiumi), mentre Fernando Cortés narra nel suo "Diario" che gli Aztechi, gli antichissimi abitatori del Messico, scavavano profonde buche o pozzi per tenervi in fresco la frutta, i cibi e le bevande.
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