Passando nelle vicinanze della prigione della città di Padova nel mese di dicembre si sente l'odore di un dolce appena sfornato. Tra le mura di queste vie, panettieri in camice bianco stanno mescolando con cura gli ingredienti, tritano la frutta e appendono a testa in giù il dolce che stanno preparando, per fargli prendere la tradizionale forma a cupola. Stiamo parlando del panettone? Si del panettone.
Ma questi panettieri sono diversi dalla norma, sono tutti detenuti, alcuni dei quali per omicidio colposo, che scontano la loro pena anche da 25 anni, e i profumi arrivano proprio dal carcere.
La gente non immagina che questo tipo di attività possa essere svolta all'interno di una prigione. Qualcuno da fuori, guardando queste mura, non può certamente sapere quello che succede in questo luogo ma l'evidenza sono i prodotti, i panettoni, che qui vengono anche confezionati; l'etichetta evidenzia che sono stati prodotti nel carcere di Padova.
La pasticceria del carcere si chiama "Pasticceria Giotto del Carcere di Padova" ed è gestita dall'omonimo consorzio. Sembrerebbe, secondo i dati forniti dalla stessa organizzazione, che il tasso di recidiva tra i detenuti che lavorano a questi progetti sia sceso dal 90% (media nazionale ufficiale) all'1%, evidenziando i benefici psicologici e sociali del lavoro. La recidività è un importante problema per i detenuti e per le carceri italiane che sono tra le più affollate d'Europa e che risultano molto costose per lo stato. I pasticceri carcerati con questa attività riconquistano la loro dignità e l'autostima che si proietta anche al di fuori del carcere. Sono in grado di inviare denaro a casa per le loro famiglie, così si sentono di nuovo mariti, padri o figli. I prigionieri ricevono uno stipendio di 800/1000 euro al mese per lavorare nella pasticceria, che permette loro l'acquisto di vari beni, nonché di inviare denaro a casa per contribuire ai bisogni delle loro famiglie.
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