Il settore della gelateria artigianale chiude il 2020 con risultati ben superiori alle drammatiche previsioni dell’avvio della pandemìa, col primo lungo blocco delle attività (lockdown) seguito alla prima ondata di contagi. Mai come in questo caso, la localizzazione della gelateria (inteso come punto vendita) è stato un fattore discriminante per i risultati conseguiti. La domanda esogena (i turisti) Nelle aree con prevalenza di consumo di gelato da impulso (da passeggio), come nelle principali località turistiche tipo Venezia, Firenze, Roma, Siena, Positano, ecc., l’assenza di turisti ha causato dei veri e propri crolli verticali del fatturato dal 60 al 90% (nei punti vendita sorti in punti strategici con passaggio di ingenti flussi di turisti): penso ad esempio alla gelateria “Il Gelato di Filo” ai piedi della scalinata per recarsi a Piazzale Michelangelo a Firenze. Durante i primi nove mesi del 2020 in Italia infatti, c’è stato un calo del 50% delle presenze di turisti negli esercizi ricettivi, di cui circa il 70% stranieri; in termini assoluti si tratta di 192 milioni di presenze (numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi nel periodo di riferimento) in meno, nonostante la riapertura delle frontiere dopo il lockdown. Nelle grandi città, cioè nei 12 comuni italiani con più di 250 mila abitanti, infine, si è registrata una flessione delle presenze pari a circa il 70%; per i comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica e per quelli con vocazione marittima la riduzione è stata poco più del 50% mentre per quelli a vocazione montana invece, poco meno del 30%. Dopo aver illustrato la parte negativa, relativamente alla domanda, ci sarebbe da chiedersi come i gelatieri “illuminati” hanno reagito all’impatto di questo evento tragico sull’attività di impresa. Innanzitutto appare chiaro che le ondate di contagi hanno un andamento stagionale inverso al business della gelateria: si riducono nei mesi caldi e viceversa. Lo Stato ha “cercato” inoltre di aiutare molte attività, non sempre ci è riuscito, la gelateria rientra però tra quelle aiutate meglio di altre. Ovviamente si poteva fare di più, come sempre, avendo più disponibilità, più risorse, invece come sappiamo navighiamo in un mare di debiti. Questo drammatico evento ha promosso anche una sorta di attività di “moral suasion” tra conduttore e locatore nella rinegoziazione di canoni di affitto esagerati o oramai, fuori mercato. Tengo a precisare che gli aiuti sono stati calibrati per le attività in “bianco”, attività regolari con fatturati dichiarati. Le attività che invece, vivono o sopravvivono grazie al “nero” (spesso consigliato tra i consulenti più disparati) non avranno beneficiato pienamente di ciò che seguirà. Gli aiuti alla gelateria Le misure più riconosciute sono stati i "ristori" (contributi a fondo perduto dal 10 al 20%, al momento in cui scrivo siamo al quinto) legati alla differenza di fatturato o dei corrispettivi, pari ad una perdita dei 2/3 del mese di aprile tra gli anni 2020-2019. Tale provvedimento però è correlato al colore della regione (rosso-arancio-giallo) relativamente all’importo percentuale corrisposto nella seconda ondata (per la gelateria 150%). In base alle mie simulazioni sarebbe possibile ricavare circa l’80% dell’utile netto dei mesi di fermo. In alcune regioni vi sono stati contributi regionali sia a fondo perduto, sia condizionati ad investimenti. Altra misura importante è stata quella del credito d’imposta del 60 % del canone mensile per la locazione, il leasing o la concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento di attività di impresa per i mesi di marzo, aprile, maggio, ottobre, novembre e dicembre. Il credito d’imposta spetta a condizione che i soggetti esercenti attività economica abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi in ciascuno dei mesi suddetti di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d’imposta precedente. Il calo del fatturato o dei corrispettivi deve essere verificato mese per mese. A giugno è toccata all’Irap, niente versamento del saldo dell’Irap 2019 (fermo restando il versamento dell’acconto dovuto per il medesimo periodo di imposta) e niente versamento della prima rata dell’acconto Irap 2020. Non meno interessante la sospensione dell’attività di riscossione dell’Agenzia delle Entrate relativamente a pendenze/debiti verso l’erario, ad eccezione a pace fiscale, saldo e stralcio e rottamazione. In favore delle piccole/medie imprese e persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni la cui attività è stata danneggiata dall’emergenza COVID-19, il Decreto Liquidità ha previsto garanzie statali gratuite fino al 100% dell’importo del finanziamento richiesto non superiore a 30.000 EURO (durata massima di 10 anni), purché sussistano determinati requisiti. Per i mutui e le operazioni di leasing fino al 30 giugno 2021 c’è la possibilità di richiedere la sospensione dell’intera rata o della sola quota capitale. I bonus da 600 e 1.000 EURO per autonomi e partite IVA (da marzo ad oggi), ovviamente con i requisiti necessari. Ne avranno diritto i titolari di partita IVA da almeno tre anni e i lavoratori autonomi – con reddito annuo inferiore ai 50mila EURO – che abbiano registrato nel 2020 un calo di almeno il 33% del fatturato a causa del COVID e delle relative restrizioni. Il tutto a condizione che i soggetti in questione abbiano pagato tutti i contributi Inps nel periodo precedente la pandemia. Il credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto dei dispostivi di protezione (DPI) pari a circa il 47% e quello, a partire dal 1° luglio 2020, per le transazioni effettuate con carta di debito, di credito o prepagata o mediante altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili pari al 30% delle commissioni addebitate. Ultima misura, più strategica, è il blocco dei licenziamenti con la cassa integrazione ordinaria e quella in deroga fino al 31 marzo 2021. Infine, ma non meno importante, molti gelatieri tra quelli più reattivi hanno agito velocemente e prontamente rielaborando strategie competitive sfociate principalmente in:
Conclusioni Fatti salvi i casi esposti sopra relativi al mercato, se gestita in modo trasparente e regolare coi pagamenti di imposte, tasse, INPS, ecc. non dovrebbe aver chiuso così malamente l’anno 2020 avendo goduto di tutti i "ristori, o quasi. In una pandemia come questa, che ci accompagnerà ancora nei mesi a venire, chiudere con un fatturato di -20% è sicuramente un ottimo risultato se consideriamo che i "ristori" non concorrono al reddito di esercizio ma anzi, si sommano all’utile netto. ll testo proposto è a cura di Arnaldo Minetti della rivista Gelato Artigianale
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