In quest’ultimo periodo, troppe notizie sono circolate in merito alla plastica e sulle nuove normative UE. Il tutto fa pensare a forti influenze sia politiche che economiche in merito a questi argomenti, oltre che alla disinformazione che scorre, e ci sembra di percepire che il vero obiettivo sia quello di apportare aumenti sui costi di raccolta (in Italia Contributo Co.na.i) che non portano a un reale beneficio sull’impatto ambientale, ma semplicemente si limiatno a gravare sul contribuente/consumatore. Le ultime notizie ci danno ragione: tassa ulteriore sulla produzione di imballaggi in plastica. Sembrerebbe approvata, per la nuova finanziaria, in contrasto netto da quelle che sono le ultime direttive U.E., che dispongono una maggior attenzione a sviluppare prodotti non monouso ma imballaggi riutilizzabili, oltre al veto su alcuni prodotti. Ci chiediamo come mai oggi la campagna di demonizzazione sia rivolta solo alla plastica, mentre i dati che emergono sono diversi delle informazioni diffuse dai media. Nel 2018 in Italia sono state immesse al consumo circa 2.292.000 tonnellate di imballaggi in plastica. Grazie ai sistemi di raccolta differenziata, l’87,5% di questi imballaggi sono stati recuperati dopo il loro utilizzo. La maggior parte è stata riciclata (44,5%) in materia prima, mentre il 43%, è stato avviato a recupero energetico per la produzione di energia. Negli altri paesi Europei la situazione è ancora migliore. Le nuove direttive UE citano: "la plastica è una materia inserita nel nostro ciclo quotidiano, impiegata in vari settori, e alternative valide sia per il costo che per le specifiche tecniche, non sono attuabili. Gli stati membri devono essere più oculati nel produrre articoli a lunga durata e riciclabili.". Invita la Ue a incentivare il cittadino e le industrie per raggiungere gli obiettivi entro i prossimi 5 anni. In merito alle resine compostabili PLA, valida alternativa alle resine termoplastiche, ci sono grosse difficoltà di reperire la materia prima, per la maggior richiesta di questo materiale, ci vorranno circa due anni per la normalizzazione del problema. A questo punto ci chiediamo che alternative ci possono essere all’utilizzo della plastica citando alcuni esempi:
Il testo proposto è a cura di Domenico Salzillo (Erremme) per la rivista Gelato Artigianale Letture collerate:
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