Triste il Mondiale di Calcio senza Italia, ma anche giocando con quello che ci rimane, l’industria agro alimentare, i risultati non sono così lusinghieri. Infatti, anche nel settore del gelato, che è un simbolo dell'Italia e delle eccellenze del made in Italy in tutto il mondo, non siamo i primi, ne come principali produttori esportatori, ne come maggior consumatore. La fotografia scattata dall’Eurostat è abbastanza chiara. La filiera Europea del gelato ha prodotto 3,1 miliardi di litri di gelato con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, e la prima produttrice è stata la Germania con 614 milioni di kg, la seconda la Francia con 459 milioni di litri, terza l’italia con 381 milioni di litri. La classifica dei produttori di gelato europei ricalca quella dei gelati meno costosi. Difatti, il costo medio di un gelato in Germania nel 2021 è stato di 1,4 euro al litro, in Francia di 2 euro e in Italia 2,1. Siamo terzi anche nell’esportazione. Il volume di affari si attesta su 8,7 miliardi di euro, in crescita del 25% rispetto al 2020, dove la contrazione dovuta alla pandemia era stata del 35%. La Francia è il primo paese per esportazioni extra UE nel 2021 con 57 milioni di chilogrammi di gelato. Ci sono poi, con un gran distacco, i Paesi Bassi con 38 milioni e in terza posizione l’Italia con 33 milioni. Indovinate invece qual’è il primo paese al mondo per consumo pro capite annuo di gelato. La Nuova Zelanda! Complice il suo buon clima (sembrerebbe), con i suoi 28,4 litri a persona, il paese degli All Black si colora di gelato. Mentre la prima in Europa è la Finlandia (sarà sempre per il clima?). L’Italia è situata solamente al nono posto. Alcune considerazioni per stimolare il dibattito sembrano dovute, prima di lasciar spazio alle vostre riflessioni. Secondo alcuni esperti, i risultati sembra siano determinati dalla “capacità di vendere” dove, in questo specifico ambito abbiamo tantissimo da imparare, per esempio dalla Francia. I motivi sono vari ma un punto importante è la capacità di rendere remunerativa la qualità al peso specifico delle filiere. Ciò che costituisce un gap di competitività è che spesso gli italiani si presentano e muovono in modo disomogeneo. Il sistema Italia anche nel settore del gelato ha grandi solisti, ma fa «poco gioco di squadra».
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