Siamo tutti storyteller, e lo siamo già da piccoli in modo totalmente inconscio. Lo siamo stati ogni volta che, ai tempi della scuola, abbiamo inventato delle scuse per evitare un’interrogazione, ogni volta che abbiamo raccontato ai nostri amici le vacanze trascorse al mare e lo siamo ancora oggi quando leggiamo le fiabe ai bambini per farli addormentare. Parola d’ordine: emozionare Lo storytelling fa parte della nostra quotidianità ed è a tutti gli effetti una tecnica di persuasione che sfrutta la narrazione per convincere qualcuno a fare qualcosa. Ma per capire bene cos’è lo storytelling e come funziona è sufficiente analizzare l’effetto che hanno le storie sulle persone. In genere tutte le tipologie di racconti, da quelli più divertenti a quelli strappalacrime, sono in grado di coinvolgere emotivamente i soggetti che li stanno ascoltando, stimolando sensazioni, emozioni e riflessioni, e spingendoli ad immedesimarsi nei protagonisti della storia. Ed è proprio questa la chiave vincente dello storytelling: suscitare le emozioni attraverso la narrazione di una storia. Si tratta, quindi, di un nuovo modo di parlare agli utenti in cui il coinvolgimento emotivo consente di stabilire una sintonia tra il consumatore e il contenuto del messaggio, creando una sorta di empatia con l’azienda o il brand, e stabilendo una relazione tra le due che va ben oltre il semplice acquisto del prodotto ma che si trova radicato più in profondità. Con lo sviluppo dei social network, lo storytelling è diventato una tecnica di comunicazione sempre più vitale soprattutto per tutte quelle aziende che desiderano emergere nel web differenziandosi dai competitor. Sfruttare lo storytelling nei social network significa creare coinvolgimento negli utenti ed emozionarli attraverso la narrazione e l’utilizzo delle storie. Nello storytelling non si parla di prodotto Per uno storytelling efficace bisogna partire dal presupposto che non tutte le storie sono interessanti e proprio per questo, è importante comprendere che la storia da raccontare non può essere quella della tua attività o del tuo prodotto, ma deve essere quella dello spettatore. Mi spiego meglio: una storia è convincente e interessante quando è in grado di suscitare curiosità ed immedesimazione; riportare semplicemente i benefici del tuo gelato artigianale o elencare la storia e la tradizione dei tuoi fornitori vuol dire guardare solo a te stesso, e non ai tuoi clienti o follower, correndo il rischio di annoiarli e di perderli. Infatti, le persone non sono interessate al tuo prodotto o alla tua storia, ma esclusivamente ai benefici che possono trarre dalla tua offerta, non solo in termini materiali ma anche emotivi. Cerca di coinvolgerle emotivamente, esteticamente e intellettualmente per poter far emergere la tua attività dalla marea di informazioni e prodotti tutti uguali a cui le persone vengono quotidianamente esposte. Puoi catturare l’attenzione, stimolare l’interesse e suscitare emozioni Una narrazione efficace deve coinvolgere sia la parte razionale che quella emozionale del lettore. Ma come si riesce ad attirare l’attenzione delle persone e, soprattutto, ad emozionarle? Prima di tutto, cambiando il focus della comunicazione. Negli ultimi anni, i grandi brand di livello internazionale hanno modificato le loro strategie di marketing stravolgendo la loro immagine agli occhi del pubblico e trasformandosi sempre meno in produttori di beni e servizi per diventare sempre più narratori di storie ed esperienze. Ad esempio: Red Bull non vende energy drink, ma avventura e adrenalina; Starbucks non vende caffè, ma un rifugio per i millennials; Coca Cola non vende bibite gassate, ma l’unione familiare. Le aziende hanno cambiato il focus della loro comunicazione passando dal prodotto alle emozioni che questo genera. Ogni azienda ha una storia da raccontare, e farlo nel settore del food è ancora più semplice. Sì, perché il cibo è già di per sé emozionante, anche solo l’utilizzo delle materie prime, la lavorazione e la creazione del prodotto finale diventano una storia che gli utenti vogliono conoscere. Anche perché si sa, il cibo ormai non ricopre più il significato funzionale del “nutrirsi” ma è diventato espressione a sé: cibo significa condivisione, unione, amore, amicizia, solidarietà, divertimento, etc. Storytelling e social Facebook, YouTube e meglio ancora Instagram si prestano molto alla realizzazione di strategie di storytelling grazie al ruolo predominante che ha la parte visual di immagini e video al loro interno. Ad attirare l’attenzione dell’utente è il contenuto, soprattutto quando è “in movimento”; non a caso i video e i post basati sul racconto visivo (visual storytelling) riescono a catturare l’attenzione degli utenti risultando, appunto, più performanti. La comunicazione attraverso immagini è immediata perché trasmette delle sensazioni attraendo l’occhio degli utenti. Prima di vedere nel dettaglio gli strumenti di storytelling messi a disposizione dai vari social network, è importante comprendere al meglio come farlo. Di seguito alcune linee guida per avere ben chiaro quale dev’essere la strada da percorrere per fare storytelling.
Lo storytelling su Facebook Su Facebook l’attività di storytelling inizia fin dalla creazione della pagina e, nel dettaglio, già dalla compilazione dei campi base come le informazioni e l’immagine di copertina. Facebook continua ad evolversi velocemente e mette a disposizione strumenti sempre nuovi per la creazione di strategie di storytelling tra cui:
Instagram Fare storytelling su Instagram significa sfruttare la potenza delle fotografie, abbinandola alla forma di micro-blogging e ai giusti hashtag. I fattori, mixati insieme e nel modo corretto, possono fornire grandi risultati. Esattamente come per Facebook, lo storytelling comincia dalle informazioni di base e prosegue attraverso le nuove forme di contenuti digitali.
3 consigli per lo storytelling nei social Fare storytelling è importante per coinvolgere la propria community; Facebook e Instagram infatti negli ultimi anni hanno continuato ad evolversi rapidamente mettendo a disposizione strumenti sempre nuovi e dinamici.
ll testo proposto è a cura di di Roberta Borlina della rivista Gelato Artigianale
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